La veglia
(Sogno di Cecina)
(Racconto ed illustrazioni :Claudio Bellato)
Bussano alla porta.
Chi sarà ?
Dalla mia finestra solo un
soffio di vento, una piccola piazza vuota ed illuminata da una lampada che danza nel vento
e in lontananza una musica, ma non si sa
da dove venga .
Le onde bagnano il muro.
La spiaggia è fatta da
sassi.
Bussano alla porta ,ma
quando apro non c’è nessuno .
C’è solo il soffio del
vento
Il portiere dell’albergo
se ne è andato e i miei vicini non li conosco.
Davanti a me solo il
corridoio vuoto.
Cammino in silenzio e
scalzo per non farmi sentire, e arrivo fino al primo piano .
Mi acquatto sul
pianerottolo per non farmi vedere.
Nel salone sento
parlare,una lingua che non conosco, una lingua fatta di suoni .
L’ orchestrina suona il
vecchio valzer
viennese .
La porta a vetri e aperta ,
e le onde del mare arrivano fino al bancone della hall.
C’è un uomo con la testa
di pietra e, una donna con i capelli blu cobalto che il vento fa danzare
intrecciandoli .
Li guardo.. arrivano fino
al soffitto .
Vedo una donna dagli occhi
bianchi.
Un uomo dalla mascella
enorme beve e getta il bicchiere alle
sue spalle .
Ripete questo gesto,e
dice: “Es wird a Wein sein, und mir wer'n nimmer sein!”
Più in là c’è un uomo
dalla sguardo buono e dagli enormi occhi azzurri si sorregge con un bastone .
Il sesto è un tizio con
occhiali da aviatore ed una strana muta di gomma rossa.
Ha una cresta sul capo ed apre la bocca in continuazione, il suo naso è
una proboscide lunghissima .
Dopo un po’ mi accorgo che
queste creature sono sorrette da fili ,
e si muovono sulla scacchiera dell’enorme pavimento ,occupando a turno una
piastrella sempre diversa.
Chi li muova è difficile
dirlo ,perchè dal soffitto altissimo non si vede niente ,solo buio.
I fili sono tentacoli di
un verde abbagliante e sono pieni di occhi , guardano me, ma non sembrano
interessati ,guardano in ogni luogo.
Sento un fruscio alle mie
spalle , mi giro con il cuore in gola.
Un uomo in ginocchio
dietro di me,ha visto tutta la scena. Lo riconosco , è il mio vicino di stanza.
Ha la barba di tre giorni e un baschetto blu ,di quelli che usavano i contadini
una volta . Mi guarda e posa una mano
sulla mia spalla.
“Non se hapisce na seha
!”Dice.
Lo guardo con il cuore in
gola per lo spavento.
Lui mi guarda e dice “ L’
he meglio he ritorniamo dentro !”
Entriamo dentro,ciascuno
nella propria stanza, salutandoci in silenzio,con un gesto della mano.
Ci lasciamo alle spalle
quella festa assurda. Io getto ancora un occhio alle mie spalle, vedendo quei
tentacoli che guizzano lungo la tromba delle scale.
Poi ricordo solo un
vortice di luci e di ombre ed il mio
risveglio.
“È stato un sogno !”
Continuo a ripetermi a bassa voce…
E mentre mi dimenavo per
divincolarmi da non so che,ho battuto un piede contro il letto,e mi sono
risvegliato a causa del dolore.
Guardo il soffitto , e mi
rendo conto di non essere in casa mia,ma nella stanza che ho sognato.
Poi tutto mi diventa
chiaro .
Ieri mattina sono arrivato
in questo posto.
Il mio vicino di stanza ha
consegnato i documenti subito dopo di me.
Ma non ha un cappello da
contadino,né tanto meno un accento toscano.
Dalla mia finestra vedo
una piccola piazza vuota, illuminata da una lampada che danza nel vento appesa
ad un filo .
Ma non si sente musica in
lontananza ,come nel mio sogno.
Cosa ci sia là fuori ,io
non lo so.
Esco dalla mia stanza ed
attraverso il lungo corridoio.
I miei piedi sfiorano il soffice tappeto rosso.
Piccole luci fioche illuminano le porte.
Chi c’è lì dentro?
Io non lo so.
Arrivo nel salone,e guardo
il soffitto altissimo e buio .
Dalla porta a vetri posso
vedere la spiaggia di sassi e le onde del mare altissime.
Ma non si sentono valzer
viennesi come nel mio sogno.
Né si vedono donne con
capelli blu, o uomini con la faccia di pietra.
Sono solo.
Solo come sempre.
Ma non ne faccio un
dramma.
Chi ci sia in questo
albergo,io non lo so .
So solo che in questo
momento stanno tutti dormendo.
Un filo sottile collega i
loro corpi, con tutti gli altri corpi la fuori.
I muri e le barriere non
esistono più,tutti dormono sulla terra fredda ,sotto ad un cielo nero, come è
stato e come sempre sarà,dal tempo in cui fu deciso.
Io sono stato chiamato a
vegliare su di loro ,o almeno così mi piace pensare.
Ma come potrò essere utile
?
Cosa sono io per loro ?
Come potrei impedire
qualsiasi cosa al padrone delle loro vite?
Io sono solo una guardia
disarmata ,e quello che accade ora è un segreto che nessuno potrebbe svelarmi.
E allora aspetto il
mattino e resto a guardarti.
Io sento il tuo respiro
che va e che viene ,come le onde del mare, e lo custodisco dentro di me, come
se fosse il bene più prezioso.
Anche il piccolo Tondo fa
vibrare i suoi baffi, forse immerso in un sogno di agguati e vibrisse,che
faticherebbe a spiegarmi domani mattina.
Ed è in notti come queste
che penso a tutti i cari amici che sognano.
Penso a P. ed alla sua
casetta nel bosco, dove ora i tassi danzano alla luce della luna, come non
farebbero mai davanti a lui .
Penso a G. che ha
preparato il pranzo per domani ed ora riposa nella sua guardiola ,mentre l’aria
là fuori profuma di minestra e di
nebbia.
Penso anche agli ultimi
sogni che mio padre avrebbe voluto raccontarmi .
Ma io non c’ero mai.
Io non avevo tempo di
ascoltarlo ,perché ero troppo impegnato nelle mie imprese solenni,e nella
frequentazione degli imbecilli di ogni ordine e grado (una delle mie
specialità)
Penso al profumo della sua
giacca,quando ritornava a casa ,e chiudo gli occhi.
Sono su questo terrazzo ,ed
ho le mani appoggiate sul balcone.
Resto qui a guardarti
,mentre tutti sognano, sulla terra fredda ,sotto a questo cielo nero.
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