martedì 4 novembre 2014


La veglia

(Sogno di Cecina)

(Racconto ed illustrazioni  :Claudio Bellato)






Bussano alla porta.
Chi sarà ?
Dalla mia finestra solo un soffio di vento, una piccola piazza vuota ed  illuminata da una lampada che danza nel vento e in lontananza una  musica, ma non si sa da dove venga .
Le onde bagnano il muro.
La spiaggia è fatta da sassi.
Bussano alla porta ,ma quando apro non c’è nessuno .
C’è solo il soffio del vento
Il portiere dell’albergo se ne è andato e i miei vicini non li conosco.
Davanti a me solo il corridoio vuoto.
Cammino in silenzio e scalzo per non farmi sentire, e arrivo fino al primo piano .
Mi acquatto sul pianerottolo per non farmi vedere.
Nel salone sento parlare,una lingua che non conosco, una lingua fatta di suoni .
L’ orchestrina suona il vecchio  i saremo più"e e sono pieni di occhi , guardano me, ma non sembrano interessati ,guardano in ognivalzer viennese .
La porta a vetri e aperta , e le onde del mare arrivano fino al bancone della hall.
C’è un uomo con la testa di pietra e, una donna con i capelli blu cobalto che il vento fa danzare intrecciandoli .
Li guardo.. arrivano fino al soffitto .
Vedo una donna dagli occhi bianchi.
Un uomo dalla mascella enorme  beve e getta il bicchiere alle sue spalle  .
Ripete questo gesto,e dice: “Es wird a Wein sein, und mir wer'n nimmer sein!
Più in là c’è un uomo dalla sguardo buono e dagli enormi occhi azzurri si sorregge con un bastone .
Il sesto è un tizio con occhiali da aviatore ed una strana muta di gomma rossa.
 Ha una cresta sul capo ed  apre la bocca in continuazione, il suo naso è una proboscide lunghissima .

Dopo un po’ mi accorgo che  queste creature sono sorrette da fili , e si muovono sulla scacchiera dell’enorme pavimento ,occupando a turno una piastrella sempre diversa.
Chi li muova è difficile dirlo ,perchè dal soffitto altissimo non si vede niente ,solo buio.
I fili sono tentacoli di un verde abbagliante e sono pieni di occhi , guardano me, ma non sembrano interessati ,guardano in ogni luogo.
Sento un fruscio alle mie spalle , mi giro con il cuore in gola.
Un uomo in ginocchio dietro di me,ha visto tutta la scena. Lo riconosco , è il mio vicino di stanza. Ha la barba di tre giorni e un baschetto blu ,di quelli che usavano i contadini una volta . Mi guarda  e posa una mano sulla mia spalla.

“Non se hapisce na seha !”Dice.
Lo guardo con il cuore in gola per lo spavento.
Lui mi guarda e dice “ L’ he meglio he ritorniamo dentro !”

Entriamo dentro,ciascuno nella propria stanza, salutandoci in silenzio,con un gesto della mano.
Ci lasciamo alle spalle quella festa assurda. Io getto ancora un occhio alle mie spalle, vedendo quei tentacoli che guizzano lungo la tromba delle scale.

Poi ricordo solo un vortice di luci e di ombre ed  il mio risveglio.

“È stato un sogno !” Continuo a ripetermi a bassa voce…
E mentre mi dimenavo per divincolarmi da non so che,ho battuto un piede contro il letto,e mi sono risvegliato a causa del dolore.
Guardo il soffitto , e mi rendo conto di non essere in casa mia,ma nella stanza che ho sognato.
Poi tutto mi diventa chiaro .

Ieri mattina sono arrivato in questo posto.
Il mio vicino di stanza ha consegnato i documenti subito dopo di me.
Ma non ha un cappello da contadino,né tanto meno un accento toscano.

Dalla mia finestra vedo una piccola piazza vuota, illuminata da una lampada che danza nel vento appesa ad un filo .
Ma non si sente musica in lontananza ,come nel mio sogno.

Cosa ci sia là fuori ,io non lo so.
Esco dalla mia stanza ed attraverso il lungo corridoio.
I  miei piedi sfiorano il soffice tappeto rosso. Piccole luci fioche illuminano le porte.
Chi c’è lì dentro?
Io non lo so.
Arrivo nel salone,e guardo il soffitto altissimo e buio .
Dalla porta a vetri posso vedere la spiaggia di sassi e le onde del mare altissime.
Ma non si sentono valzer viennesi come nel mio sogno.
Né si vedono donne con capelli blu, o uomini con la faccia di pietra.

Sono solo.
Solo come sempre.
Ma non ne faccio un dramma.

Chi ci sia in questo albergo,io non lo so .
So solo che in questo momento stanno tutti dormendo.
Un filo sottile collega i loro corpi, con tutti gli altri corpi la fuori.
I muri e le barriere non esistono più,tutti dormono sulla terra fredda ,sotto ad un cielo nero, come è stato e come sempre sarà,dal tempo in cui fu deciso.
Io sono stato chiamato a vegliare su di loro ,o almeno così mi piace pensare.

Ma come potrò essere utile ?
Cosa sono io per loro ?
Come potrei impedire qualsiasi cosa al padrone delle loro vite?
Io sono solo una guardia disarmata ,e quello che accade ora è un segreto che nessuno potrebbe svelarmi.

E allora aspetto il mattino e resto a guardarti.
Io sento il tuo respiro che va e che viene ,come le onde del mare, e lo custodisco dentro di me, come se fosse il bene più prezioso.
Anche il piccolo Tondo fa vibrare i suoi baffi, forse immerso in un sogno di agguati e vibrisse,che faticherebbe a spiegarmi domani mattina.

Ed è in notti come queste che penso a tutti i cari amici che sognano.
Penso a P. ed alla sua casetta nel bosco, dove ora i tassi danzano alla luce della luna, come non farebbero mai davanti a lui .
Penso a G. che ha preparato il pranzo per domani ed ora riposa nella sua guardiola ,mentre l’aria là  fuori profuma di minestra e di nebbia.

Penso anche agli ultimi sogni che mio padre avrebbe voluto raccontarmi .
Ma io non c’ero mai.
Io non avevo tempo di ascoltarlo ,perché ero troppo impegnato nelle mie imprese solenni,e nella frequentazione degli imbecilli di ogni ordine e grado (una delle mie specialità)

Penso al profumo della sua giacca,quando ritornava a casa ,e chiudo gli occhi.
Sono su questo terrazzo ,ed ho le mani appoggiate sul balcone.

Resto qui a guardarti ,mentre tutti sognano, sulla terra fredda ,sotto a questo cielo nero.
E penso a tutte queste cose.






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