Un
piccolo omaggio
a Giordano
Falzoni
(Testo ed illustrazioni di Claudio Bellato)
“Tutto quello che passa passa infatti
per le scale. Tutto quello che arriva,arriva dalle scale
Le lettere, le partecipazioni, i mobili
che gli uomini dei traslochi, portano ,o portano via.
Il dottore chiamato d’urgenza ,il
viaggiatore che torna da un lungo viaggio.
E per questo che le scale restano un
luogo anonimo, freddo, quasi ostile. Si inizierà qui dunque . In Rue Simon
Crubellier n.11”
La vita, istruzioni per l’uso - George Perec.
Qualche tempo
fa ,ho visto il film di Alice Guareschi: Autobiografia di una casa.
Nel film che è
fatto di bellissimi silenzi ,la regista racconta attraverso sottotitoli e
inquadrature su silenziose scale e ringhiere sbreccate (appunto)di un vecchio condominio
milanese ,di aver vissuto nello stesso palazzo dell’artista Giordano Falzoni
,ma di averlo appreso solo dopo la morte.
Di aver
intravisto quel portone con una luce fioca e tanta penombra, e un piccolo
infermiere indiano che scivolava all'interno della casa per assistere l’artista
malato da molti anni.
Viene fuori un
riflessione sui silenzi delle nostre vite ,sulla nostra incapacità di
comunicare, sulla conoscenza delle vite degli altri appresa solo al momento dei
fiocchi appesi al portone, o delle ambulanze che corrono a prendere qualcuno .Viene
fuori l’incontro con il regista Alberto Grifi che racconterà Giordano…
Chi
era Giordano Falzoni?
Giordano Falzoni
(1925-1998) nasce a Zagabria, durante una tournèe dei suoi genitori, entrambi
musicisti. Studia a Firenze e Parigi, dove frequenta Breton e il gruppo
surrealista. Si trasferisce a Roma negli anni Cinquanta per poi unirsi al
Gruppo 63. Pittore, ceramista, drammaturgo, è una delle figure più eclettiche
ma al contempo meno conosciute della neoavanguardia italiana. Falzoni è anche
traduttore: sua è la prima versione italiana di Nadja di Breton, pubblicata da
Einaudi nel 1972.
Zavattini scrisse di Giordano: “ Ogni tanto lascia nell’aria
di una piazza,qualche parola nuova,senza mai votarsi indietro,le farfalle gli
devono molto…Da un quarto di secolo, lo conosco, lo stimo… Lo dimentico…
Nessuno in
Italia e forse neppure all’estero possiede l’arte preziosa di farsi
dimenticare.”
E un venerdì
nuvoloso di ottobre ,ed io mi trovo a Milano per una visita.
Decido di
allungare la strada del ritorno per visitare la casa di Giordano Falzoni..
Arrivo, ma sul
citofono della casa di corso Genova non
c’è nessun Falzoni.
Allora entro
nel bar (Milanesissimo) dove ci
sarebbero ancora i quadri del padre di Giordano pittore di zingarelle e
paesaggi e chiedo all’anziano cameriere :“Mi scusi ,ma ci sono ancora in questo
bar i quadri del padre di Giordano Falzoni?”
Il Barista mi
guarda appena e indica delle foto coloratissime che circondano il bancone e
raffigurano dei cocktails
“ No,non sono
quelle..Sono dei quadri ”
“Chieda al
padrone..Io non so niente…”
Mi risponde
con un forte accento milanese ,senza Mai sollevare gli occhi dal bancone.
Esco dal bar
,e vado sul retro del palazzo.
È di un
marrone scuro …vecchie persiane scrostate.
Tante foglie
sul marciapiedi…e rumore di macchine .
Me ne vado pensando che
un giorno dal quelle finestre usciranno tutte le farfalle colorate di
Giordano.
Loro
cancelleranno tutto il grigiore della città ,e i milanesi improvvisamente
grideranno:” “ Giordano Falzoni!”
E impareranno
a sorridere.
Fonti citate
nel testo
per conoscere meglio Falzoni:
AUTOBIOGRAFIA
DI UNA CASA (ALICE GUARESCHI)
LA
SPIAGGIA-RITRATTO DI GIORDANO FALZONI(ALBERTO GRIFI)
IL GRANDE FREDDO(ALBERTO GRIFI)