martedì 30 dicembre 2014

Al màt


Al mát
(Testo ed illustrazioni di Claudio Bellato)





Francamente di quelle domeniche ricordo molto poco. Col tempo le stanze accumulano sempre più scartoffie, che dopo un po’ bisogna buttare via .
In realtà ,da qualche tempo ho anche smesso di raccoglierle.
Ovviamente come molti di voi sapranno, questo è anche un metodo per non dargliela vinta.

Il prete ci raccontava la storia dell’indemoniato e
i suoi pollici erano rivolti all’ indietro come sempre.
Le sue guance ed il suo naso avevano quel bel colore rosso che hanno certi gnomi nei libri delle fiabe , o più semplicemente di chi sta per ore al caldo della stufa, bevendo qualche bicchiere di vino

” Gesú disse:” Spirito immondo esci da quest’uomo!”
Gesú gli domandò :” Qual è il tuo nome?” Egli gli rispose:” Il mio nome è legione perché siamo molti” E lo pregava con insistenza che non lo mandasse via dal paese.
” Non mandarci via ! Qui stiamo bene!”
C’era là un gran branco di porci che pascolava sul monte.
I demoni lo pregarono dicendo:”Mandaci nei porci perché entriamo in essi”
Egli lo permise loro . Gli spiriti immondi,usciti entrarono nei porci,perché entriamo in essi” Egli lo permise loro. Gli spiriti immondi usciti entrarono nei porci, e il branco si gettò giù a precipizio nel mare.

Il prete fece una pausa , abbassando la testa, poi fissando un punto imprecisato della folla disse:” Quante volte chiediamo nella nostra vita…Signore , non mandarci via…Qui si sta bene!
Ma quale è il prezzo che ci chiede satana?”

Fu durante una delle lunghe pause dell’omelia che sentii quel grido.
Se chiudo gli occhi lo sento ancora adesso.
L’uomo che aveva gridato avanzava verso il tabernacolo camminando tra le due file di panche.
Aveva un cappotto color cammello che puzzava di muffa e di merda.
Il volto rugoso era avvolto da una barba ispida e bianca.
Dall’enorme cranio quasi calvo penzolavano unti, i pochi e lunghi capelli che stavano incollati alle orecchie ed al bavero del cappotto .
Raaah! Gaaah!” Urlava.
Si fregava le grosse mani bianche, e ci guardava ridendo.
Poi le sue dita bitorzolute dalle lunghe unghie gialle indicarono il prete.
Disse anche qualcosa che non ricordo.
Pregai che uscisse .Dissi a bassa voce” Signore, fa che non mi tocchi …Lo so che sbaglio e faccio sempre un sacco di casini,ma TI GIURO che sarò più buono!”
Non avrei voluto ascoltarlo così come non si riesce ad ascoltare la risposta di qualcuno ad una domanda imbarazzante.


“ Non ascoltatelo! Non ascoltatelo!” Disse il vecchio prete.
Dietro di lui i chierichetti ridevano e si davano gomitate.

Poi venne la raccolta delle elemosine,ed il brusio attenuò le sue grida.
Dopo un po’non si sentì più nulla.  Il matto se ne era andato .

A casa raccontai tutto a mia madre che versando il brodo nel piatto
sentenziò:”Mo sì !Al iera un mát e basta! At a vist un mát.”

Qualcuno mi aveva raccontato che i matti nell’antichità venivano bruciati
dalla chiesa ,perché venivano scambiati per indemoniati, o forse perché era necessario sacrificare qualcuno ,per mettere in guardia i fedeli sulla presenza del diavolo.
Tuttavia quando morivano nessuno vedeva porci  ,ma restava solo una gran puzza di bruciato.

 Forse quell’ uomo era stato mandato lì per dire qualcosa al prete, o anche a me.
Ma che cosa di preciso non saprei,forse lo poteva sapere il prete che è morto da molti anni.
Le nostre vite sono attraversate da migliaia di messaggi misteriosi, che spariscono come le bottiglie verdi che dormono sui fondali dell’oceano.

Rividi quell’uomo ancora qualche volta,o era qualcuno che gli assomigliava.
D’estate o di inverno portava il cappotto il cappello o la sciarpa e aveva l’ aria di un tisico .
Qualcuno che non ricordo, disse che era un ingegnere caduto in disgrazia.
Spesso ripenso a lui ,e a tutti gli altri matti del paese…A Berto che gridava forza Juve giorno e notte.
Qualcuno diceva che gli era scoppiata una bomba vicino quando era piccolo.

A Ivano che beveva fino a quando gli si glassavano gli occhi e gridava che gli avevano portato via i bambini, e la sua voce si perdeva nelle notti di quegli inverni ormai lontanissimi.