Al mát
(Testo ed
illustrazioni di Claudio Bellato)
Francamente
di quelle domeniche ricordo molto poco. Col tempo le stanze accumulano sempre
più scartoffie, che dopo un po’ bisogna buttare via .
In
realtà ,da qualche tempo ho anche smesso di raccoglierle.
Ovviamente
come molti di voi sapranno, questo è anche un metodo per non dargliela vinta.
Il
prete ci raccontava la storia dell’indemoniato e
i
suoi pollici erano rivolti all’ indietro come sempre.
Le
sue guance ed il suo naso avevano quel bel colore rosso che hanno certi gnomi
nei libri delle fiabe , o più semplicemente di chi sta per ore al caldo della
stufa, bevendo qualche bicchiere di vino
” Gesú disse:” Spirito
immondo esci da quest’uomo!”
Gesú gli domandò :” Qual
è il tuo nome?” Egli gli rispose:” Il mio nome è legione perché siamo molti” E
lo pregava con insistenza che non lo mandasse via dal paese.
” Non mandarci via ! Qui
stiamo bene!”
C’era là un gran branco
di porci che pascolava sul monte.
I demoni lo pregarono
dicendo:”Mandaci nei porci perché entriamo in essi”
Egli lo permise loro .
Gli spiriti immondi,usciti entrarono nei porci,perché entriamo in essi” Egli lo
permise loro. Gli spiriti immondi usciti entrarono nei porci, e il branco si
gettò giù a precipizio nel mare.
Il
prete fece una pausa , abbassando la testa, poi fissando un punto imprecisato
della folla disse:” Quante volte
chiediamo nella nostra vita…Signore , non mandarci via…Qui si sta bene!
Ma
quale è il prezzo che ci chiede satana?”
Fu
durante una delle lunghe pause dell’omelia che sentii quel grido.
Se
chiudo gli occhi lo sento ancora adesso.
L’uomo
che aveva gridato avanzava verso il tabernacolo camminando tra le due file di
panche.
Aveva
un cappotto color cammello che puzzava di muffa e di merda.
Il
volto rugoso era avvolto da una barba ispida e bianca.
Dall’enorme
cranio quasi calvo penzolavano unti, i pochi e lunghi capelli che stavano
incollati alle orecchie ed al bavero del cappotto .
“
Raaah! Gaaah!” Urlava.
Si
fregava le grosse mani bianche, e ci guardava ridendo.
Poi
le sue dita bitorzolute dalle lunghe unghie gialle indicarono il prete.
Disse
anche qualcosa che non ricordo.
Pregai
che uscisse .Dissi a bassa voce” Signore,
fa che non mi tocchi …Lo so che sbaglio e faccio sempre un sacco di casini,ma
TI GIURO che sarò più buono!”
Non
avrei voluto ascoltarlo così come non si riesce ad ascoltare la risposta di
qualcuno ad una domanda imbarazzante.
“ Non ascoltatelo! Non
ascoltatelo!” Disse il vecchio prete.
Dietro
di lui i chierichetti ridevano e si davano gomitate.
Poi
venne la raccolta delle elemosine,ed il brusio attenuò le sue grida.
Dopo
un po’non si sentì più nulla. Il matto
se ne era andato .
A
casa raccontai tutto a mia madre che versando il brodo nel piatto
sentenziò:”Mo sì !Al iera un mát e basta! At a vist un
mát.”
Qualcuno
mi aveva raccontato che i matti nell’antichità venivano bruciati
dalla
chiesa ,perché venivano scambiati per indemoniati, o forse perché era
necessario sacrificare qualcuno ,per mettere in guardia i fedeli sulla presenza
del diavolo.
Tuttavia
quando morivano nessuno vedeva porci ,ma
restava solo una gran puzza di bruciato.
Forse quell’ uomo era stato mandato lì per
dire qualcosa al prete, o anche a me.
Ma
che cosa di preciso non saprei,forse lo poteva sapere il prete che è morto da
molti anni.
Le
nostre vite sono attraversate da migliaia di messaggi misteriosi, che
spariscono come le bottiglie verdi che dormono sui fondali dell’oceano.
Rividi
quell’uomo ancora qualche volta,o era qualcuno che gli assomigliava.
D’estate
o di inverno portava il cappotto il cappello o la sciarpa e aveva l’ aria di un
tisico .
Qualcuno
che non ricordo, disse che era un ingegnere caduto in disgrazia.
Spesso
ripenso a lui ,e a tutti gli altri matti del paese…A Berto che gridava forza
Juve giorno e notte.
Qualcuno
diceva che gli era scoppiata una bomba vicino quando era piccolo.
A
Ivano che beveva fino a quando gli si glassavano gli occhi e gridava che gli
avevano portato via i bambini, e la sua voce si perdeva nelle notti di quegli
inverni ormai lontanissimi.