Il ritorno
Franz Kafka
Illustrazioni by Claudio Bellato
tavola N°1 e N°5
“Sono ritornato, ho attraversato l’ingresso e mi guardo intorno. E’ il
vecchio cortile di mio padre. La pozzanghera nel mezzo. Attrezzi
vecchi, inservibili, intricati tra loro ostacolano il passaggio alla scala
del solaio. Il gatto sta in agguato sulla ringhiera. Un panno a brandelli,
avvolto un giorno per giuoco intorno a un palo, si agita al vento. Sono
arrivato. Chi mi riceverà? Chi aspetta dietro la porta della cucina? Dal
camino esce il fumo, si sta bollendo il caffè per la sera. Ti senti a tuo
agio, senti di essere a casa tua? Non lo so, sono molto incerto. È la
casa di mio padre, ma freddi stanno gli oggetti l’uno accanto all’altro,
come se ciascuno badasse ai fatti suoi che in parte ho dimenticati, in
parte mai conosciuti. Pur essendo figlio del babbo, del vecchio
agricoltore, come potrò essere utile, che cosa sono per loro? E non oso
bussare alla porta della cucina, ascolto soltanto da lontano, da lontano
sto in ascolto, in piedi, ma non in modo che mi si possa sorprendere a
origliare. E siccome ascolto da lontano, non afferro nulla, odo o credo
forse soltanto di udire un leggero ticchettio d’orologio che pare mi
giunga dai giorni dell’infanzia. Ciò che si svolge in cucina è un segreto
di coloro che vi stanno e che me lo nascondono. Quanto più si indugia
fuori della porta, tanto più si diventa estranei. E se ora qualcuno
aprisse la porta e mi rivolgesse una domanda? Non sarei io stesso
come uno che voglia custodire il suo segreto?”