venerdì 25 luglio 2014

MANLIO SGALAMBRO



Ma a Lentini non c’è una minchia…
(Manlio Sgalambro e  i luoghi abitati dalla verità)

Di Claudio Bellato






Spero di non urtare la sensibilità geografica e personale di nessuno ,se ho deciso di adottare per questo mio articolo ,un titolo degno di Ciprì e Maresco ,queste righe sono per me un sincero omaggio ad un uomo di infinito intelletto ,che indirettamente mi ha fatto un gran bene attraverso i suoi libri. Cercate di capire, viviamo in un mondo difficile ,l’ironia è indispensabile per non soffocare .Per quanto riguarda la definizione di Lentini (città che non ho mai visto) svelerò la (non mia )definizione  più avanti nel testo.


Manlio non c’è più,è passato qualche mese. Lo chiamo Manlio dimenticando tutto il rispetto che si dovrebbe portare ad un maestro . Soprattutto nei confronti di un uomo che non ho mai conosciuto. Ma lui è stato per me come un amico.
Il suo pensiero ed i suoi libri mi hanno accompagnato nel bene e nel male sin dall’ autunno del 1994.
E’ una domenica pomeriggio di quell'anno,dal mio mivar marcio la faccia oblunga di Franco Battiato mi scruta . Parla del suo ultimo disco:”l’ombrello e la macchina da cucire”
Con lui c’è l’autore dei testi . Il professor Manlio Sgalambro.
Mi colpisce il testo di una canzone :” Breve invito a rinviare il suicidio  “
Poi il presentatore legge un brano dall’ ultimo libro del professore “Dell’indifferenza in materia di società .

Fa così

“ Che io debba essere governato ,ecco  da dove nasce  lo scandalo della politica. Solo per canaglie e miserabili incapaci di auto governarsi c’è la politica come unica via di scampo .

Compro il libro, che mi farà compagnia ,specie nei miei viaggi in treno. E’ il primo di una lunga serie
Dialogo Teologico
Del pensare breve(quello che ho letto e riletto più di tutti, la mia copia del 1994 sta attaccata con lo scotch)
Trattato dell’empietà
La consolazione
Trattato dell’ età
Ecc.
Li ho tutti ho quasi…
MANLIO IL CONSOLATORE

C’ è stato un periodo della mia vita in cui ho ritenuto la filosofia una soluzione da finale aperto. In totale contrapposizione alla prassi letteraria e cinematografica del finale chiuso.
L’eroe se ne va,campo lungo e titoli di coda, lo spettatore non sa quello che accadrà ,ma il campo delle soluzioni possibili ,resta libero per l’immaginazione.
Un po’ come nei sette messaggeri di Buzzati “ Vado notando come di giorno in giorno,man mano che avanzo verso l’improbabile meta, nel cielo irraggi una luce insolita quale mai mi è apparsa, neppure nei miei sogni”

Durante il lungo cammino verso la conoscenza si può restare soli , ma nonostante il caro prezzo da pagare si continua a pensare .
E anche se  il tentativo di penetrare dentro al meccanismo dell’esistenza non ti salva da quelle fauci, resta sempre una speranza.
La speranza di ciò che non si conosce, ovvero di tutto ciò che non attiene al campo della tua esperienza.
Nella battaglia del pensatore come in ogni guerra che si rispetti non c’ è tempo per i finti problemi.
Si deve salvare la pelle.
Ecco gli elementi consolatori che quelle letture mi davano, la lotta che ti distrae dalla macina dell’esistenza, la speranza di qualcosa che avrei conquistato, e ne aggiungerei un terzo , Il riparo .

Se ripenso a me stesso in quei giorni mi rivedo spesso con in mano uno di quei libri , in un bar ,dal dentista,ogni tanto qualche amico mi chiedeva “Czzzo leggi?”

Quello era anche uno scudo che mi teneva lontano dalle illusioni ,proprio a causa di quello che Manlio diceva sulla società che mi circondava .

Dire che cosa mi ha confortato di un  pensiero (così diverso da ciò che sono e dalle cose che ho bisogno di sentirmi dire) mi risulta difficile, ci proverò qualche riga più avanti.
Anzitutto è necessario precisare che di quello che ho letto avrò capito si e no il 30%,ma questo poco mi ha dato molto.
Soprattutto mi ha incuriosito su altre perle che lui continuamente citava. Schopenauer, Cartesio,Spinoza ,Proust,
Quando mi sono ritrovato a dover preparare una tesina sull'invecchiamento della popolazione (Senilità nell’ ‘epoca della longevità) per la mia qualifica  quasi mai esercitata di operatore socio sanitario, Il suo Trattato dell’ età (Adelphi 1999)si rivelò più utile di qualsiasi saggio sull'invecchiamento della popolazione.
” Il vecchio è orribile perché totalmente occupato dal tempo, “o da questo alcunché”. Perché ghermito dalle sue grinfie, egli lo impone a ciò che lo circonda e chiunque qualsiasi cosa gli capiti, ve lo butta dentro senza misericordia. Egli lo secerne come un liquido, lo espelle come le sue urine.” M.S.
La visione di un tempo immobile totalmente indipendente, ma tuttavia attaccato all ‘individuo.
Un fluido invasore vampiro di corpi da occupare.
Il vecchio come sinonimo del tempo immobile che si incarna in lui completamente.

“Il tempo non passa per lui, il vecchio resta sempre se stesso”
Ci fu un periodo in cui un suo libro fu sempre con me “ La morte del sole”
L’introduzione  memorabile”C’è molto movimento ,ma è un movimento di vermi”

Il ritornello  ricorrente del tempo come processo disgregativo e non in divenire,processo nel quale Dio rivela la sua natura.
La critica alla comunità dei filosofi divenuti ormai scrittori di filosofia.
Medium che fanno parlare gli scheletri di Hegel e di Kant divenuti fantocci mossi dal saggista burattinaio che li fa danzare a inchini e piroette .
Sottoponendo il lettore non al loro, ma al proprio pensiero.
Che cosa mi ha riscaldato il cuore?


LA VERITÀ  E SEMPRE CONTRO



Il pessimismo di Sgalambro,non è un pessimismo cosmico  alla Cioran,ma una ricerca continua della verità che sta dietro alle cose,pur avvertendo il lettore che la verità e sempre contro.
La ricerca della verità come tratto che contraddistingue l’uomo .
La vittoria del pensiero sulle cose inerti.
Ecco per queste cose val bene la pena di vivere un esistenza assurda dove il dado è tratto ,ma si può essere ancora ottimisti .
“ Abbiamo superato l’ottimismo ed il pessimismo,e questo superamento è la noncuranza verso l’uno e  l’altro ,di conseguenza si può essere più sbarazzini e più leggeri.”
Ma anche il tono della sua voce ed il suo sguardo autoritario ,sicuro disincantato,impenetrabile. Il suo accento siciliano fino al midollo plasmato su quella voce roca,tutto sommato antica.
Questo fu un balsamo per me,e per la mia fatica.
La sua voce l’ho ritrovata in Musikanten ,film di  Battiato ingiustamente criticato,ma tuttavia ricco di suggestioni e salti spazio-temporali,dove Manlio  recitava nella parte di un nobiluomo in parrucca .
Ma anche quando cantava (La mer)
Chi l’avrebbe mai detto che quel siciliano così oscuro ed impenetrabile avrebbe saputo mutare in maniera così repentina mostrando tutta la leggerezza che hanno solo i grandi quelli veri, quelli che sanno anche essere leggeri?

Sognavo anche di incontrarlo ,mi sarebbe piaciuto fare quattro chiacchiere con lui ,ascoltare una sua lezione.
Ma questo non avrebbe potuto avverarsi comunque .
Non teneva lezioni o conferenze.
Incontrò il pubblico solo con Battiato.
Maestro di pensiero atipico,non si laureò mai,fece qualche supplenza,quando l’agrumeto ereditato dal padre non bastava più.
Manlio era di Lentini .

Quando lavoravo in un ospizio ,conobbi un vecchi siciliano sdentato, con gli occhi ridotti a due fessure rugose,fissato con le seghe ,con la moglie evangelica e disperata per la sua demenza ,sembrava uscito da un film di Ciprì e Maresco era anche simpatico e buono come quasi tutti i condannati …
Gli chiesi di Lentini.
Così mi disse :” Qualche fabbrica,arance…Ma a Lentini non c’è una minchiaa!”
Così mi disse…A Lentini non c’è una minchia .

Un filosofo che parlava un sacco di lingue e che conosceva alla perfezione migliaia di autori.
Nato non in una grande metropoli,ma come Gorgia nella antica Leontini.
La città dove non c’è una minchia.

Nessun biografo o saggista a venire riuscirà a descrivere Sgalambro così bene, quanto la definizione che lui dà di se stesso nel suo libro (del Pensare breve)
“ L’estrema rinuncia per me ,è la rinuncia alle gioie del pensiero. Strapparmi tutto questo è strapparmi la carne e le viscere.

Sua è una delle più belle poesie sull’amicizia ,
Per non parlare di una paginetta che descrive l’immutabilità del mondo e della natura umana ,con la quale o anche liquidato per iscritto qualche stronzo,senza attribuire la paternità di quelle parole.
 Andatevela a cercare, si trova a pag. 29 Del pensare breve ,il titolo è :Prodigi.

Braibanti diceva che se scavi e scavi intorno al concetto di identità trovi un vuoto, trovi un assenza…Chi lo sa?
Forse un giorno spingendoci ancora un po’ in avanti( come il principe di Buzzati) ,ma non prima di aver perso tutto quello che stava dietro,scopriremo che i luoghi abitati dalla verità sono come la città di Lentini, nell'opinione di quel vecchi siciliano che conobbi in un ospizio.
Un posto dove non c’è una minchia.
E allora li balleremo.
Ciao Manlio.


Il siciliano che conobbi (Io lo ricordo così)







Del pensare breve(la mia copia frusta)



https://www.youtube.com/watch?v=ueti7OXeM-M

AMICI (NON CI SONO AMICI)